Articoli filtrati per data: Sabato, 25 Aprile 2020

Non sarebbe difficile descrivere Maria Grazia. Tante sarebbero i termini per definirla a tal punto che diventa difficile sceglierne uno. lei è talento , passione per l'arte e la poesia che esprime sempre con quel timido sorriso e innata timidezza tipica di chi con l'arte esprime se stesso. Abbiamo scelto però di lasciare a voi lettori la voglia di scoprire il personaggio , incollando un suo post sui social e pubblicando una sua opera in concorso sul sito Dantebus  dove sarà possibile votarla e se vorrete ...condividerla . O andare sul suo profilo fb. Il dipinto si intitola IL RIFUGIO.

"Non c’è un senso della vita se non il senso che noi le diamo…e quel senso è la nostra ricchezza. Dai importanza al miracolo della vita quando questa la tieni stretta al tuo cuore, l’unico posto in cui un esserino indifeso si sentirà protetto…l’unico luogo in grado di accogliere ed essere abbandonato nello stesso momento, l’unico in grado di saper riconoscere diversi tipi d’amore, perché così grande da poterli ospitare tutti. C’è posto per chi è presente da una vita, per chi la sua vita l’ha appena iniziata, per chi ha deciso di essere di passaggio…per chi, inaspettatamente, si fa spazio in un angolo di questo, diventando il senso del tuo tempo. Ti ritrovi dunque innamorato di chi ti ha dato la vita, di chi riempie i tuoi occhi di vita, di chi riconosci come la parte tua mancante...E così scopro che la combinazione di tutte queste tessere è l’essenza della mia vita…la mia estrema ricchezza."

Maria Grazia Vignera

Pubblicato in Dal Territorio

In tempi di coronavirus con l'approssimarsi della bella stagione e costretti ancora a restare a casa , il desiderio della solita granita con la brioche è soddisfatta dalle pasticcerie che hanno iniziato , su prenotazione, a portare nelle case dei catanesi l'amata granita con l'immancabile brioche. La foto l'abbiamo rubata ad un amico che costretto a mantenere chiusa la propria attività si è concesso già una delle delizie top della Sicilia e di Catania in particolare.

Pubblicato in Dal Territorio

In tempi di coronavirus o nelle difficoltà noi italiani tiriamo sempre fuori il meglio di noi stessi . A Roma per esempio.  Caffè espresso o cappuccino e brioche calda al bar la mattina sono un "rito" quotidiano. E in tempi di lockdown, con i locali chiusi al pubblico per decreto, sono in molti ad averne nostalgia. Per sopperire a questa mancanza i baristi di Caffè Vergnano, solitamente dietro il bancone del bar, portano il primo pasto del giorno direttamente a casa dei romani, a bordo di un'Apecar brandizzata e sanificata.
Attrezzata con macchina professionale, il "tre ruote" più famoso del mondo è un vero e proprio bar itinerante che prova a regalare ai clienti attimi di normalità: caffè, orzo, ginseng, cornetto alla crema o al cioccolato, integrale e non, ce n'è per tutti: "I più richiesti "er ciavattone" con la crema e il rombo ricotta e cioccolato", dice uno dei baristi alla guida dell'Ape. Prezzi da listino: espresso 80 centesimi, decaffeinato 1 euro, 20 centesimi in più il cappuccino, 90 centesimi invece un croissant. Bicchieri e palette rigorosamente da asporto.
E per gli amanti dei prodotti gourmet in vendita a 5 euro una lattina di caffè macinato per moka 100% arabica da 250 grammi, a 3 euro e 30 centesimi le capsule compatibili con le macchine Nespresso. Il viaggio on the road per il barista di turno inizia alle 6,30: guanti, mascherina, gel igienizzante a portata di mano e poi via con le consegne a domicilio fino alle 14,30. Le prenotazioni avvengono tramite call o messaggio whatsapp."Ma dalla prossima settimana - è questo l'obiettivo dell'azienda - sarà attivo in altri quadranti della città. Come Trastevere, Monteverde, viale Marconi e Porta Portese, via della Maglianella, La Pisana e Boccea".Ieri il primo tour: 87 consegne in tre ore, 100 cornetti, 50 cappuccini e 40 caffè venduti. "L'appuntamento è sotto casa di chi ne fa richiesta - spiega il barista Sandro - chiamo il cliente al numero di telefono indicatomi oppure gli citofono direttamente. Lui mi raggiunge in strada, paga in contanti e sale a casa con la colazione, come se fosse stato al bar". Poi di nuovo in giro per la città, "rispettando le norme di sicurezza previste dalla legge - assicura Carolina Vergnano, responsabile marketing ed export department dell'azienda - Sappiamo che la colazione o il caffè al bar è un rito per molti italiani e crediamo sia una delle abitudini che più mancano in questo momento di quarantena".Secondo giorno, l'Ape non si ferma, viaggia da lunedì a domenica fino a 35 kilometri orari per raggiungere non solo abitazioni private ma anche supermercati, portando con sé i simboli indiscussi della colazione all'italiana: caffè espresso e brioche calda. Conforto e normalità.

fonte Repubblica.it

Pubblicato in Prima Pagina

L'unità del popolo italiano, che nulla è mai riuscita a incrinare, è la chiave di volta per ripartire dopo l'epidemia del coronavirus, come lo fu dopo la Seconda guerra mondiale. Sergio Mattarella celebra, senza i tradizionali festeggiamenti, un 25 aprile d'eccezione a causa della pandemia, e chiede a tutto il Paese di attingere a energie e valori comuni per superare la "dura prova" di queste settimane.

 Annullata la cerimonia con le associazioni combattentistiche e partigiane così come quella in uno dei luoghi della memoria, superate ormai le polemiche sulla presenza pubblica dei rappresentanti dell'Anpi, il Capo dello Stato fa presente che il virus ci costringe a celebrare la Festa della Liberazione "nelle nostre case" e affida a un messaggio scritto le sue riflessioni.

Innanzitutto ribadisce l'importanza di ricordare il 25 aprile, una ricorrenza che non si può archiviare o sostituire, come è stato chiesto anche quest'anno da alcuni, perché la Liberazione è la "data fondatrice della nostra esperienza democratica di cui la Repubblica è presidio con la sua Costituzione".

E anzi, proprio dalla sconfitta del nazifascismo e dell'"idea di sopraffazione di un popolo contro l'altro", nacque quella "cooperazione nella libertà e nella pace" che pochi anni dopo fece nascere la Comunità europea. Dunque il 25 aprile come festa di tutto il popolo italiano, perché ricordare la Resistenza e la lotta di Liberazione "significa ribadire i valori di libertà, giustizia e coesione sociale, che ne furono alla base, sentendoci uniti intorno al Tricolore".

In questi giorni di quarantena per l'intera nazione, Mattarella ricorda le vittime del coronavirus, i loro familiari e ringrazia tutti coloro che in prima linea hanno combattuto l'epidemia o lavorando hanno permesso che il Paese andasse avanti, con "uno spirito che onora la Repubblica e rafforza la solidarietà della nostra convivenza, nel segno della continuità dei valori che hanno reso straordinario il nostro Paese".

E quest'anno ancora più di altre volte, dal ricordo della nostra storia recente dobbiamo trarre ispirazione. Dopo la sofferenza della Guerra e dopo la Liberazione nacque una "nuova Italia", grazie a un popolo che "unito intorno a valori morali e civili di portata universale, ha saputo costruire il proprio futuro".

L'Italia ha superato ostacoli quasi insormontabili "con tenacia, con spirito di sacrificio e senso di appartenenza alla comunità nazionale", e "le energie positive che seppero sprigionarsi in quel momento portarono alla rinascita. Il popolo italiano riprese in mano il proprio destino". Tanto che "la ricostruzione cambiò il volto del nostro Paese e lo rese moderno, più giusto, conquistando rispetto e considerazione nel contesto internazionale" e anche "dotandosi di antidoti contro il rigenerarsi di quei germi di odio e follia che avevano nutrito la scellerata avventura nazifascista".

Nei 75 anni di democrazia duramente conquistata, fa notare il Presidente, "la dialettica e il contrasto delle opinioni non hanno mai incrinato l'esigenza di unità del popolo italiano", anzi in epoca di rigurgiti di nazionalismi in tutto il mondo è bene ricordare che la vera "prerogativa della nostra identità" è proprio questa unità nella diversità.

La consapevolezza di avere un "comune destino" è la "riserva etica" che ci ha permesso di superare tutti gli eventi dolorosi che ci hanno colpito, dalle crisi economiche alle catastrofi naturali. Per questo ancora una volta durante la pandemia il Capo dello Stato lancia un appello all'unità e alla solidarietà.

Non un richiamo di facciata alle parti politiche, che non sempre hanno ascoltato in queste settimane, ma l'incitamento a uno sforzo collettivo perchè alla "impresa" di ripartire, con una "azione di rilancio e di rinnovata capacità di progettazione economica e sociale" dopo l'epidemia "siamo chiamati tutti, istituzioni e cittadini, forze politiche, forze sociali ed economiche, professionisti, intellettuali, operatori di ogni settore". "Insieme possiamo farcela e lo stiamo dimostrando" sono le parole, di nuovo, di speranza del Capo dello Stato.

Pubblicato in politica

Il Parlamento Siciliano viene considerato uno dei più antichi del mondo assieme a quello dell’Isola di Man, islandese e faroese, i quali però non avevano poteri deliberativi, circostanza che rende il Parlamento siciliano il primo in senso moderno, nel 1097 ci fu la prima assise a Mazara del Vallo convocata dal Gran Conte Ruggero I di Sicilia, di un parlamento inizialmente itinerante. Il parlamento siciliano era costituito da tre rami “feudale”, “ecclesiastico” e “demaniale”.Il ramo feudale era costituito dai nobili rappresentanti di contee e baronie, il ramo ecclesiastico era formato da arcivescovi, vescovi, abati e archimandriti, mentre il ramo demaniale era costituito dai rappresentanti delle 42 città demaniali della Sicilia.Il primo parlamento normanno non era deliberativo, ed aveva solamente una funzione consultiva e di ratifica dell’attività del sovrano, specialmente nella tassazione, nell’economia e nella gestione dei rapporti con le potenze straniere. I deputati erano scelti fra i nobili più potenti.Fu nel 1130 con la convocazione delle Curiae generales da parte di Ruggero II a Palermo, nel Palazzo dei Normanni con la proclamazione del Regno di Sicilia che si può parlare di primo parlamento in senso moderno.Primo cambiamento radicale si ebbe con Federico II di Svevia, che permise l’accesso parziale anche alla società civile.Il parlamento costituzionalmente aveva il compito di eleggere il re e di svolgere anche la funzione di organo garante del corretto svolgimento della giustizia ordinaria esercitata da giustizieri, giudici, notai e dagli altri ufficiali del regno.Nel 1410 il parlamento siciliano tenne al palazzo Corvaja di Taormina, alla presenza della regina Bianca di Navarra, una storica seduta per l’elezione del re di Sicilia in seguito alla morte di Martino II e nel 1446 ancora a Castello Ursino una seduta con Alfonso V d’Aragona, e sedute ovunque convenisse il re.Con i successivi sovrani aragonesi la Sicilia perse la sua autonomia politica e un viceré governò l’isola, affiancato da un presidente del Regno, che presedeva le sedute del parlamento.Fu Carlo V nel 1532 a convocare di nuovo il parlamento a Palermo nella “sala gialla” di Palazzo Reale, che continuò a riunirsi anche sotto Filippo II, conservando una sua autorevolezza nei confronti del viceré, che risiedeva anch’esso al palazzo Reale di Palermo.Nel 1637 il Presidente del Regno Luigi Moncada, Duca di Montalto, fece affrescare da artisti come Giuseppe Costantino, Pietro Novelli e Gerardo Astorino, la sala Duca di Montalto, antico deposito delle munizioni, trasformandolo in sala delle udienze estive del ParlamentoA Palermo, il 19 luglio 1812, il Parlamento siciliano, riunito in seduta straordinaria, promulgò la costituzione siciliana del 1812, decretò l’abolizione della feudalità in Sicilia ed approvò una radicale riforma degli apparati statali. La Costituzione prevedeva un parlamento bicamerale, formato da una Camera dei Comuni, composta da rappresentanti del popolo, con carica elettiva, e una Camera dei Pari, costituita da ecclesiastici, militari ed aristocratici con carica vitalizia e di nomina regia. Le due camere, convocate dal sovrano almeno una volta l’anno, detenevano il potere legislativo, ma il re deteneva potere di veto sulle leggi del parlamento. Il potere esecutivo era affidato al sovrano; mentre il potere giudiziario era detenuto da giudici formalmente indipendenti, ma, in realtà, sottoposti alle decisioni della corona.Con il trattato di Vienna del 1815 Ferdinando IV tornò a Napoli, abrogando di fatto la costituzione e nel dicembre 1816 riunì i due regni, anche formalmente, nel regno delle Due Sicilie, proclamandosi Ferdinando I delle Due Sicilie, sopprimendo così di fatto costituzione e parlamento siciliano. Con i Borboni la Sicilia così si ritrovò governata da Napoli e l’istituzione del parlamento riebbe con i moti del giugno 1820 quando fu riaperto il parlamento, ripristinata la costituzione siciliana del 1812 e venne proclamato un governo che durò pochi mesi, fino a quando fu inviato dal neo parlamento napoletano un esercito che riconquistò l’isola.

 

Fu soprattutto nella rivoluzione del 1848, che riacquistò la sua centralità. A Palermo infatti, il 25 marzo dello stesso anno, si riuniva il “Parlamento generale di Sicilia” nella chiesa di San Domenico, con un governo rivoluzionario composto da un presidente ed i ministri eleggibili dallo stesso presidente. Vincenzo Fardella di Torrearsa fu eletto presidente del parlamento e Ruggero Settimo capo del governo. Si dichiarò decaduta la dinastia borbonica, proclamato il Regno di Sicilia come monarchia costituzionale, e si offrì il trono vacante di Sicilia al Duca di Genova Alberto Amedeo di Savoia, figlio secondogenito di Carlo Alberto di Savoia, che non accettò. Il 10 luglio il parlamento decretò una nuova costituzione, sopprimendo anche la Camera dei Pari del Regno di Sicilia.

 

La vita del Parlamento del 1848-49 durò 15 mesi, mentre con il cosiddetto “decreto di Gaeta” del 28 febbraio 1849Ferdinando II di Borbone iniziò a riprendere possesso della Sicilia, e l’assise si sciolse il 14 maggio 1849. La ricostituzione del Parlamento Siciliano si ebbe con la fine del secondo conflitto mondiale, quando, per soffocare la forte espansione dell’Indipendentismo Siciliano sul territorio, fu insediata nel febbraio 1945 la Consulta regionale siciliana che elaborò uno statuto speciale, promulgato dal Re Umberto II con R.D. del 15 maggio 1946 che accetto lo Statuto Siciliano.

 

Rinacque così, dopo le elezioni regionali del 30 aprile 1947, il 25 maggio 1947, un Parlamento Siciliano declassato come “Assemblea Regionale Siciliana” ma che ci poneva e ci pone come forma giuridica uno Stato Federato allo Stato centrale italiano.

Pubblicato in cultura e spettacoli