IL FATTO.Di Francesca Chiri ( la sicilia.it del 22/01/2013)

Gennaio 23, 2013 1791

Roma.  Nonostante le cautele del Prof, la lista che fa capo a Mario Monti riproporrà in campagna elettorale il nodo della riforma del mercato del lavoro e, dunque, lo spinoso tema che ruota attorno all'art. 18 e alle cosiddette gabbie salariali. Una sterzata che getta le altre forze politiche nel panico, impreparate e già stordite dopo un anno di difficili compromessi sulla riforma Fornero.
«Su lavoro e welfare arriveremo ad una sintesi presto, perché è necessario per la campagna elettorale e perché non esistono tra di noi differenze importanti» annuncia Giuliano Cazzola, il giuslavorista che, assieme a Pietro Ichino, Irene Tinagli e altri sta mettendo a punto la proposta dei "civici", «senza gettare a mare la riforma Fornero».
«Non intendiamo ritornare sull'art. 18 ma sperimentare un modello nuovo basato su accordi quadro regionali» si è già affrettato a spiegare il padre della proposta sulla "flexsecurity", Pietro Ichino, che pensa di «sperimentare» questo nuovo modello di contratto a tempo indeterminato più flessibile e meno costoso. E che nega la volontà di creare gabbie salariali ma chiede al Pd di accettare il proposito di «sgabbiare i contratti».I democratici, però, storcono il naso. Anche se il segretario, Pier Luigi Bersani, ammette che su questo delicato problema, «qualcosa da correggere c'è». La strada, spiega il leader democrat, sarebbe quella, storica, di provare ad agire sul costo del lavoro, penalizzando il lavoro flessibile e avvantaggiando i contratti a tempo indeterminato: «Abbiamo fatto in modo che il lavoro precario costasse di più ma non che il lavoro stabile costasse di meno» si limita ad accennare Bersani. Il quale, sul tema del lavoro, qualcosa di più la dirà sicuramente in occasione della Conferenza programmatica della Cgil che, tra venerdì e sabato, annuncerà il piano del sindacato di Corso Italia per creare occupazione. Lì andrà Bersani (con Fabrizio Barca), ma anche Nichi Vendola, già sapendo, entrambi, che l'appello di Susanna Camusso a favore dell'introduzione di una patrimoniale non immobiliare è stato fatto con l'intento di reperire risorse anche per rilanciare l'occupazione. Sulla contrattazione, invece, la Cgil per il momento tace: ha avviato una discussione interna sul tema a dicembre ma il dibattito è ancora aperto. Il risultato verrà portato ad un prossimo direttivo, probabilmente a campagna elettorale in corso. Per ora, però, già si sa che l'obiettivo del sindacato sarà principalmente quello di trovare i meccanismi per difendere il potere d'acquisto del contratto nazionale e di riqualificare la contrattazione di secondo livello. Per il Pd, invece, ha per il momento svelato qualcosa di più l'ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano. «La strada che proponiamo è quella della buona flessibilità in entrata», adottando l'apprendistato come modalità prevalente e favorendo, poi, la stabilizzazione con incentivi mirati all'impresa come il credito d'imposta o la diminuzione strutturale del costo del lavoro. Di certo, assicura Damiano, «le riforme del ministro Fornero vanno profondamente corrette».
E questo lo pensa anche il Pdl. «La prossima legislatura dovrà essere segnata da un vero e proprio salto di qualità» promette l'altro ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi che rilancia la sua proposta di abolizione dello Statuto dei Lavoratori a favore di un più snello Statuto dei Lavoro e che vuole cancellare tutte le rigidità della legge Fornero.

Ultima modifica il Mercoledì, 23 Gennaio 2013 20:16
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