L'opinione di .... Ettore Rino Maccarrone

Settembre 30, 2014 2509

Poche idee, forse azzardate o eretiche per tanti, destinate a far riflettere chi vuol riflettere. Siamo un popolo che, nei secoli, ha molto viaggiato e molto accolto. Abbiamo aperto le porte ai Troiani quando disperati e fuggiaschi, dopo la distruzione di Troia, trovarono un posto, qui da noi, dove fermarsi e tentare un nuovo inizio (vedi Tempio di Segesta).
Così anche gli Albanesi perseguitati a casa loro nei secoli scorsi e accolti in Sicilia stabilmente (Piana degli Albanesi) e chissà quanti altri esempi! Abbiamo popolato e costruito Paesi come l'Argentina, il Venezuela, il Canada, il Nord America; e arrivavamo a destinazione (pieni di pidocchi!) dopo tre mesi di mare, ammassati con tutte le nostre masserizie sul ponte della nave.
E' bene quindi non dimenticare mai le inimmaginabili difficoltà di questi processi migratori: bimbi che arrivano soli, donne stuprate, il Mediterraneo che è diventato il più grande cimitero all'aperto e poi gente che si lascia dietro il peggiore e barbaro degli incubi: la guerra.
La guerra è ciò che proietta, più di ogni altra cosa, gli uomini nella irrealtà, nell'estremo opposto della ragione. E' sempre così quando l'essere umano viene sacrificato. E poi c'è chi ne approfitta, chi organizza questi "viaggi", ma dietro ancora (e peggio!) chi in silenzio vende le armi.
E' bene ricordare che per i venditori d'armi, la pace è la peggiore delle disgrazie. Ma la speranza di chi parte lasciando tutto, è irresistibile, e per questo genere di migrazioni non esistono muri né confini, ma solo ponti.
E se non ci sono vengono costruiti! Tutte le politiche antimigratorie sono vergognose perché complicano i problemi legittimando autoritarismi e xenofobie. Certamente bisogna pensarci su e cercare di lavorare a "come" poter diminuire la sofferenza del mondo iniziando magari col togliere un bel po' d'attenzione al calcio, alle corse automobilistiche e al gossip dagli stipendi scandalosi di chi, invece di lavorare, corre, gioca, o recita!


Ma tornando a noi, possiamo affermare che l'emigrazione è la condizione divina dell'uomo e queste differenti culture non possono essere chiamate, per la natura stessa delle cose, ad una (impossibile) integrazione, ma ad una comunione. La comunione è la condivisione delle differenze che fa più bella e più ricca l'unica famiglia umana che siamo tutti! Lo straniero è portatore appunto di una estraneità, ma siamo sicuri di non essere un po' stranieri anche noi ogni tanto a casa nostra? Si sente estraneo chi non vede riconosciuta la propria dignità e il proprio diritto e capita quindi di sentirsi male anche tra la propria gente o nella propria famiglia; ci si può sentire estranei anche nella propria pelle (quando si è malati), nella propria bocca (se si è balbuzienti), nel proprio cuore quando si è soli, ci si sente estranei anche quando si porta dentro un sogno che non si compie. Non cadiamo quindi nella tentazione dei discorsi "confezionati" e… superficiali, non dimentichiamo quanto lo straniero venga da distanze… infinite e se messo a suo agio può passarci delle verità profonde. Verità che noi, figli degli americani, della plastica, delle cose facili, di questi "graziosi" aggeggi che uccidono la capacità di pensare, di comunicare realmente (non virtualmente!), figli di questo imbarbarimento della vita che si chiama società dei consumi, verità che dobbiamo assolutamente cercare di non dimenticare perché abbiamo un passato degno di tutto il rispetto. La memoria storica serve a questo, a ri-insegnarci l'arte di vivere e il viaggiare, l'incontrare gente diversa ad aiutarci non a cosa pensare, ma a come pensare perché chi se non questa gente lontana può insegnarci oggi la non paura del domani, del dolore, dell'imprevisto, la semplificazione del vivere e il rimetter tutto, assolutamente tutto, bimbi e donne comprese nelle mani di Dio con qualunque nome lo si chiami?
Rino Maccarrone


29/09/2014

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