"Esce oggi il mio nuovo romanzo. C'è Milano, c'è Regalbuto, c'è Catania. Ci sono io, ci siete anche voi." Così lo scrittore Cateno Tempio presenta dai social il suo nuovo libro che è già uscito nelle librerie. 
"Ma era poi vero quel mondo, era poi vero che esisteva o era esistito un paese che si chiamava Regalbuto e che loro vi avevano abitato e vissuto? Un giorno di luglio del 2024, il professore di filosofia Gaetano e lo studente di ingegneria Carmelo, esuli a Milano per lavoro e studio, tornano al loro paese natio in Sicilia per scoprire che è scomparso, svanito nel nulla, come se non fosse mai esistito, mentre tutto attorno il mondo è rimasto lo stesso di sempre.

Manca esattamente un mese al 13 dicembre, giorno in cui la Chiesa celebra Santa Lucia, una delle figure più amate e venerate della tradizione cristiana, specialmente in Italia e nei paesi nordici. La sua storia, un intreccio di fede, martirio e leggenda, continua a illuminare il cuore dell'inverno.

La Storia: Fede e Martirio a Siracusa

 Lucia nacque a Siracusa (Sicilia) intorno al 283 d.C. in una ricca e nobile famiglia. Fin da giovane, si consacrò a Dio, facendo voto di verginità e decidendo di distribuire i suoi beni ai poveri.

Il Contesto Storico: Visse durante l'epoca delle persecuzioni contro i cristiani, sotto l'imperatore Diocleziano.

La Denuncia e il Rifiuto: La sua decisione di donare la dote e di rifiutare un matrimonio combinato con un giovane pagano scatenò l'ira del pretendente. Questi la denunciò come cristiana alle autorità.

Il Martirio: Sottoposta a un processo, Lucia ribadì con fermezza la sua fede. La tradizione narra di diversi tentativi miracolosi per metterla a morte:

    • Si dice che divenne immobile e pesante in modo soprannaturale, tanto che non fu possibile trascinarla.

    • Fu sottoposta al tentativo di bruciarla viva, ma le fiamme non la toccarono.

    • Morì martire, secondo la tradizione più accreditata, per un colpo di spada alla gola il 13 dicembre 304 d.C.

Simbolismo e Leggenda: La Santa della Luce e della Vista

 Il nome di Lucia deriva dal latino lux, che significa "luce". Questa etimologia ha plasmato il suo simbolismo e il suo legame con il 13 dicembre.

  • La Luce e il Solstizio: Nel calendario giuliano, usato fino al 1582, il 13 dicembre cadeva molto vicino al solstizio d'inverno, il giorno con meno ore di luce. Sebbene il calendario sia stato riformato, l'associazione tra Santa Lucia e la "vittoria della luce sulle tenebre" è rimasta viva nel detto popolare: "Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia."

  • Protettrice della Vista: L'iconografia più celebre la raffigura con un piattino su cui sono posti due occhi. Questo è legato a una leggenda secondo cui, durante il martirio, le furono cavati gli occhi (o si strappò gli occhi per scoraggiare il pretendente), ma la sua vista le fu miracolosamente restituita. Per questo, Santa Lucia è venerata come protettrice degli occhi e della vista.

    Il Culto in Italia e nel Mondo

     Il culto di Santa Lucia si diffuse rapidamente dopo il suo martirio, con tradizioni e rituali che variano notevolmente tra le diverse culture:

    • Siracusa: È il centro principale della venerazione in Italia. Ogni anno si svolge una solenne processione in cui la statua della Santa viene portata per le vie della città.

    • Nord Italia (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna): In molte province, Santa Lucia è la figura che porta i doni ai bambini nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, spesso accompagnata dal suo asinello e sostituendosi a Babbo Natale o alla Befana. I bambini le lasciano latte, biscotti o fieno.

    • Svezia (e altri paesi nordici): La Santa Lucia Dag (Giorno di Santa Lucia) è una delle feste più sentite, segnando l'inizio della stagione natalizia. La tradizione vuole che la figlia maggiore della famiglia si vesta da "Santa Lucia" con una veste bianca, una cintura rossa e una corona di candele accese in testa, portando focaccine allo zafferano (Lussekatter) e caffè.

    La sua festa, a un mese dal Natale, è un potente promemoria della speranza, della fede e della luce che risplende anche nei periodi più bui.

Le dichiarazioni del Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, che ha definito l'inchiesta sulla Democrazia Cristiana (DC) di Salvatore Cuffaro come l'accusa di un "sistema partito" volto a commettere reati, hanno innescato un acceso dibattito che va oltre la mera questione giudiziaria, toccando le corde profonde delle dinamiche politiche siciliane. Mentre Schifani traccia una netta linea di separazione tra il coinvolgimento "di sistema" della DC e i presunti comportamenti individuali di altri esponenti politici, sorge il sospetto che la crisi attuale nasconda obiettivi politici più ampi: la volontà di arginare o addirittura "far fuori" l'espansione del partito, in Sicilia e potenzialmente a livello nazionale.

Obiettivo Politico o Necessità Etica?

 L'ipotesi di un disegno politico che miri a indebolire la DC, sfruttando il clamore mediatico e l'impatto istituzionale , è una lettura che non si può escludere. È innegabile che l'azzeramento degli assessori democristiani da parte di Schifani sia un colpo durissimo per il partito, che aveva ritrovato linfa vitale grazie alla riattivazione del suo storico simbolo. La DC, al di là delle vicende del suo leader, è composta da una base di militanti e amministratori locali che, in buona fede, operano quotidianamente nei comuni e nelle città. Per questi esponenti, l'equazione DC = "sistema partito criminale" risulta riduttiva e ingiusta, finendo per penalizzare l'impegno di chi si dedica alla comunità. 

Il Velo sui "Sistemi Partito" Diffusi

 La critica più fondata all'analisi di Schifani risiede nell'interrogativo sulla reale unicità del "sistema partito" democristiano. Se l'accusa mossa alla DC riguarda l'esistenza di referenti e di una rete di "spartizioni" e favori finalizzati al consenso, è lecito chiedersi se tali dinamiche non siano una realtà quotidiana e trasversale a quasi tutte le forze politiche, comprese quelle che oggi siedono all'opposizione o compongono la maggioranza

Referenti e Scambi: In ogni schieramento, dal livello locale a quello nazionale, esistono figure di riferimento a cui rivolgersi "al bisogno" per richieste, raccomandazioni o per accedere a risorse pubbliche (le "spartizioni").

La Necessità del Consenso: Questo meccanismo, che sfocia spesso nell'illegalità, nasce dalla logica del consenso e del controllo del territorio, un vizio che affligge la politica italiana da decenni.

Non esiste un monopolio della corruzione di sistema. Ridurre la questione solo al caso DC, pur nella gravità delle accuse, rischia di essere un'operazione di doppia morale, volta a nascondere o minimizzare problematiche analoghe presenti in altri partiti che godono di maggiore immunità politica o che sono semplicemente meno esposti mediaticamente in questo frangente.

Il Futuro della DC: Il Simbolo e la Base

 Tutto è ormai di competenza della magistratura, e saranno i tribunali a stabilire le eventuali  responsabilità individuali. Il partito DC, invece, è un'entità politica che, sebbene colpita, continuerà a esistere. È probabile che vi sia una diaspora di tesserati verso altre formazioni, ma il simbolo e l'ideale politico che rappresenta una certa area moderata e cattolica resteranno un fattore nel panorama siciliano. La vera posta in gioco non è la sopravvivenza del singolo leader, ma la possibilità per una componente politica di ispirazione cattolica e moderata di agire liberamente in Sicilia, senza essere pregiudicata da un'equazione politica che sembra voler fare piazza pulita di chi, in buona o cattiva fede, ha contribuito alla rinascita di questa esperienza.

Un'emorragia di talenti e il costo di 134 miliardi di euro

I recenti dati statistici dipingono un quadro allarmante per il futuro demografico ed economico dell'Italia: sono sempre più numerosi i giovani che scelgono di trasferirsi all'estero per motivi di studio o lavoro. Quello che per anni è stato etichettato come "fuga di cervelli" si sta rivelando un vero e proprio esodo giovanile, che coinvolge non solo i laureati, ma un'ampia fascia della popolazione più dinamica e formata.

I Numeri di una Crisi Nazionale

 Secondo un Rapporto della Fondazione Nord Est, in collaborazione con il CNEL, dal 2011 al 2023 ben 550.000 giovani italiani tra i 18 e i 34 anni sono espatriati. Al netto dei rientri, il saldo negativo è di circa 377.000 unità in poco più di un decennio.

Questo flusso migratorio sta drenando risorse preziose. Si stima che il costo economico della perdita di capitale umano per il Paese ammonti a circa 134 miliardi di euro. L'emergenza è tale che il Presidente del CNEL, Renato Brunetta, ha parlato di una "vera e propria emergenza nazionale, economica e sociale", annunciando la creazione di un Osservatorio sull'attrattività per i giovani.

Fascia d'età più colpita: 18-34 anni.

Perdita netta in 13 anni (2011-2023): circa 377.000 giovani.

Costo economico stimato: 134 miliardi di euro.

Le Ragioni della Partenza: Oltre il Salario

 Contrariamente a quanto si possa pensare, la motivazione del salario più alto è indicata come principale solo dal 10% dei giovani intervistati. Le ragioni sono spesso più complesse e si legano a fattori strutturali e culturali del mercato del lavoro italiano:

  1. Mancanza di Opportunità Qualificate: L'Italia non riesce a offrire un numero sufficiente di impieghi che corrispondano al livello di istruzione e alle ambizioni dei suoi giovani. L'economia fatica a generare una domanda di lavoro "non manuale" qualificata.

  2. Instabilità Lavorativa: Forte è il rischio di instabilità e frammentazione delle carriere, soprattutto nei primi anni dopo la formazione. Molti cercano all'estero non solo un impiego, ma una carriera stabile e strutturata.

  3. Contesto Organizzativo e Culturale: I giovani percepiscono in molti settori un ambiente di lavoro ancorato a dinamiche meno evolute, talvolta patronali, con poca meritocrazia e scarsa attenzione alla crescita professionale. L'estero è visto come un luogo dove si è "più avanti" in termini di organizzazione e opportunità.

  4. Crescita Personale e Sperimentazione: Per molti, la partenza è una scelta di vita per formarsi, crescere e sperimentare nuovi contesti, anche se non la considerano una scelta definitiva.

Il fenomeno è particolarmente acuto nel Sud Italia, dove ogni anno decine di migliaia di studenti e laureati lasciano il Mezzogiorno per il Centro-Nord o l'estero, provocando un danno economico di oltre 4 miliardi di euro solo in termini di capitale umano perduto e flussi universitari.

Un Fenomeno Strutturale, Non Solo "Fuga"

 È fondamentale superare la retorica della "fuga di cervelli", che connota il fenomeno solo come una perdita. La mobilità internazionale è oggi una componente strutturale della società. L'Italia, purtroppo, appare come un Paese che è in grado di formare eccellenze riconosciute a livello globale, ma che è poi incapace di trattenerle o di riattrarle.

Il vero problema non è tanto l'emigrazione in sé, quanto il mancato rientro. Sebbene alcuni dati mostrino un lieve aumento dei rimpatri, la maggioranza di coloro che partono non immagina di tornare a breve termine.

Per invertire la rotta, è necessario agire su più fronti

Investire in innovazione e ricerca per creare posti di lavoro di alta qualificazione.

Riformare il mercato del lavoro per garantire maggiore stabilità e opportunità di carriera meritocratica.

Valorizzare e sostenere le Università per trattenere gli studenti e i ricercatori.

L'Italia ha urgente bisogno di riaccendere la sua attrattività, trasformando il potenziale dei suoi giovani in un fattore di crescita interno, prima che l'esodo silenzioso comprometta definitivamente il suo futuro.

Dal 14 al 16 novembre 2025, l'incantevole borgo di Agira, in provincia di Enna, si appresta a indossare i suoi abiti più dolci per accogliere la 13ª edizione della Sagra della Cassatella. Un appuntamento ormai fisso e imperdibile per gli amanti dei sapori autentici e delle tradizioni gastronomiche siciliane. Le vie del centro storico si trasformeranno in un vibrante percorso de "Le Vie dei Sapori", dove l'assoluta protagonista sarà la celebre Cassatella di Agira, un dolce dalla storia millenaria e riconosciuto con la Denominazione Comunale (De. Co.). 

La Regina della Festa: La Cassatella di Agira

 Non una semplice leccornia, ma un vero e proprio simbolo del borgo. La Cassatella di Agira è un guscio di tenera pasta frolla a forma di mezzaluna, che racchiude un ripieno morbido e avvolgente.

Il Ripieno Segreto: Un composto denso e aromatico a base di mandorle siciliane tostate, cacao, zucchero, farina di ceci e arricchito dal profumo intenso di cannella e scorza di limone. Un equilibrio di sapori che affonda le radici in un connubio culturale tra elementi spagnoli, agropastorali e baronali.

Degustazioni e Varianti: Oltre alla ricetta tradizionale, gli stand offriranno la possibilità di assaggiare varianti rivisitate (come quella al pistacchio) e altre eccellenze enogastronomiche locali, offrendo un vero e proprio viaggio nel gusto della Sicilia "slow".

Non Solo Dolcezze: Un Programma Ricco di Eventi

 La Sagra della Cassatella è molto più di una degustazione. È una vera e propria festa popolare che coinvolge l'intero borgo:

  • Spettacoli Itineranti: Musica, folklore e animazione renderanno le passeggiate tra i vicoli ancora più suggestive.

  • Cortei Storici: L'occasione per rivivere e riscoprire le tradizioni più antiche di Agira.

  • Intrattenimento per Famiglie: Non mancheranno momenti dedicati ai più piccoli e di puro divertimento per tutti.

  • Arte e Cultura: Il fine settimana è perfetto per approfittare e visitare le attrazioni storiche di Agira, come il suggestivo castello medievale e le botteghe artigiane.

Appuntamento da Segnare

 Dal pomeriggio di venerdì 14 a domenica 16 novembre 2025, Agira ti aspetta per celebrare il suo dolce simbolo. Questa 13ª edizione si conferma l'opportunità perfetta per immergersi nell'atmosfera autentica della Sicilia, fatta di storia, accoglienza e sapori indimenticabili.

Non perdete l'occasione di lasciarvi inebriare dai profumi e dai colori di questa magnifica festa!

La Pallamano Regalbuto, dopo la bella vittoria ottenuta a Palermo domenica scorsa, ha ripreso ieri sera gli allenamenti, in vista della prossima sfida di campionato che la vedrà opposta ai siracusani dell'Albatro.
Avversari giovani ma temibili provenienti da una delle migliori "Accademie" della pallamano nazionale che verranno a Regalbuto senza timori reverenziali per proseguire il loro personale percorso di crescita.
Di contro i regalbutesi (guidati da mister Salvo Cardaci) ripartiti con le attività agonistiche dopo ben 15 anni di assenza, vorranno confermare il loro buon momento e davanti al pubblico amico faranno di tutto per conquistare altri punti 'pesanti' per la classifica e soprattutto per il morale.
"Per noi questo è il cosiddetto anno zero - evidenzia il presidente regalbutese Vincenzo Sassano - ripartire praticamente dal nulla e avere alla data di oggi quasi 90 praticanti, tra squadre senior e formazioni giovanili, ci riempie di soddisfazione. In pochi mesi siamo riusciti a dare una struttura societaria adeguata e, seppur non abbiamo ancora gli spazi necessari al palazzetto per portare avanti tutte le nostre attività, di settimana in settimana continuiamo a raccogliere adesioni".
Un chiaro segnale di come a Regalbuto la pallamano sia sempre stato il "fiore all'occhiello" degli sport locali con le squadre maschili e femminili ai massimi livelli, insieme alla disciplina del calcio a cinque che vanta anch'essa una bella tradizione.
Da ieri sera, dunque, tutti in campo con un allenamento congiunto della prima squadra insieme ai giovani dell'Under 16 (gemellati con la MatTroina di Francesco Andolina) per preparare tecnicamente il match di domenica che si disputerà al palazzetto dello sport di Piano Arena a partire dalle ore 16.00.

 

Si gioca domenica (in posticipo) il terzo turno del campionato di serie B maschile che al pala Don Bosco di Palermo vedrà scendere in campo i padroni di casa della P.G.S. Villabate ai regalbutesi del presidente Vincenzo Sassano.
Dopo la sosta dovuta agli impegni della nazionale torna a giocare, dunque, il team bianco-azzurro chiamato a disputare una trasferta difficile, ma non impossibile.
Le due squadre attualmente appaiate in classifica hanno vinto una volta e perso un altra e pur non avendo grandi ambizioni di primato ci tengono a disputare un campionato d'avanguardia.
In casa Regalbuto l'atmosfera è tranquilla con la squadra che si è allenata con notevole impegno in questi ultimi giorni sotto la guida del neo mister Salvo Cardaci che ha così avuto un po di tempo in più per conoscere i propri giocatori e preparare bene la gara contro i palermitani.
Qualche defezione non preoccupa più di tanto Zaia, Spalletta, Gourseau Trovato, Gioco, Pruiti, Acquaviti e compagni chiamati a disputare una sfida orgogliosa che proveranno a vincere per provare ad ottenere il 2 su 2 in trasferta.
"Ogni gara ha una propria storia - dice il veterano del gruppo Filippo Maccarrone - ma da quello che abbiamo visto quella di domenica è una partita alla nostra portata. Lamentiamo è vero ancora qualche assenza di giocatori per noi importanti, ma chi scenderà in campo sarà motivato a far bene e sono convinto che non farà rimpiangere chi al momento risulta assente". Sul fronte formazione una novità importante riguarda il debutto di Enrico Zaia che nonostante non sia ancora al top della forma ha grinta e determinazione da vendere e in questa categoria può veramente fare la differenza.
Appuntamento quindi a domenica pomeriggio alle ore 18.00 presso il pala Don Bosco di Palermo con i regalbutesi che proveranno a centrare la seconda vittoria stagionale. Arbitreranno il match i signori Pollaci e Campagna.

 

Mentre l'attenzione globale si concentra, giustamente, su crisi e conflitti ben noti, un dramma di proporzioni immani si consuma nell'ombra, a poca distanza dalle coste europee: la persecuzione sistematica dei cristiani in Africa, in particolare nella regione subsahariana. Un'emergenza umanitaria che, come spesso accade, non trova spazio adeguato nell'informazione nazionale e internazionale, quasi fosse un racconto che non può o non deve essere udito.

Il Genocidio Sottovalutato

 La dicotomia tra l'attenzione riservata ad altre crisi internazionali e il silenzio assordante sul destino delle comunità cristiane africane è stridente. Ci commuoviamo e mobilitiamo per altre cause, ma sembra che l'orrore che si sta abbattendo su una delle popolazioni più vulnerabili del pianeta venga ignorato, se non addirittura volutamente celato.

I dati recenti, come quelli forniti dal rapporto annuale di organizzazioni come Open Doors, dipingono un quadro terrificante: negli ultimi anni, migliaia di cristiani sono stati uccisi o sottoposti a vessazioni e violenze disumane. Si tratta di un vero e proprio genocidio che l'Occidente osserva con una sconcertante assenza di solidarietà e azione concreta.

La Mappa della Persecuzione

 La regione subsahariana è oggi considerata uno dei luoghi più pericolosi al mondo per la fede cristiana. L'azione devastante è principalmente imputabile a gruppi estremisti islamisti che operano spesso in un vuoto di potere.

Paesi come:

Nigeria: Qui, la violenza, perpetrata da gruppi come Boko Haram e altre milizie, ha raggiunto livelli parossistici, con attacchi mirati a chiese, villaggi e scuole cristiane, causando un numero spropositato di vittime.

Repubblica Democratica del Congo (RDC): Le violenze inter-comunitarie e l'azione di gruppi armati colpiscono in modo sproporzionato le comunità cristiane, specialmente nelle regioni orientali.

Mozambico: La provincia settentrionale di Cabo Delgado è teatro di attacchi jihadisti che hanno portato a sfollamenti di massa e a un'escalation di terrore contro la popolazione locale, spesso di fede cristiana.

Queste persecuzioni non sono meri atti di banditismo o conflitti tribali; in molti casi, non nascondono l'obiettivo recondito di cancellare l'identità cristiana di intere popolazioni africane, alterando il tessuto demografico e culturale della regione.

L'Assenza dello Stato e il Silenzio dell'Occidente

 La violenza prospera in gran parte a causa della debolezza o dell'assenza di uno Stato capace di garantire protezione e sicurezza adeguate. Dove le istituzioni sono fragili, i gruppi estremisti trovano terreno fertile per imporre il loro regime di terrore.

Il silenzio dell'Occidente, tuttavia, è forse l'aspetto più amaro di questo dramma. Se la denuncia pubblica è immediata per altre cause, la sofferenza dei cristiani africani sembra invisibile all'agenda mediatica e politica. La mancanza di un'azione concertata, di una forte condanna internazionale e di una solidarietà tangibile, è un fallimento morale che ci riguarda tutti.

È tempo che l'Occidente apra gli occhi e la coscienza su questa crisi umanitaria. Non riconoscere e non denunciare questo "genocidio sottovalutato" significa rendersi complici di un silenzio che alimenta la violenza e condanna alla cancellazione intere comunità. L'urlo di queste vittime non può continuare a risuonare solo nel deserto.

“Può esistere oggi una democrazia senza i Par-
titi?” è il quesito che Alberto Cardillo affronta nel
suo libro Pensiero Forte; un viaggio in chiave sto-
rica e concettuale che, partendo dalle opere e dal
pensiero di Hans Kelsen, attraversa alcuni dei
passaggi più significativi del Novecento: dalla
crisi dei sistemi liberali ai regimi totalitari, dal-
l’Assemblea Costituente alla fine della cosiddetta
“Prima Repubblica”.
Esplorando il ruolo del fascismo, del comuni-
smo e del riformismo, l’autore offre quindi una
prospettiva approfondita sulla complessità della
politica italiana

Il 13 dicembre è una data luminosa, che celebra Santa Lucia, la martire siracusana il cui nome evoca la luce (lux in latino), simbolo di speranza e fede che trionfa sulle tenebre. In questo giorno, si rinnova l'antico e sentito pellegrinaggio, e i tanti devoti dalla città si preparano a percorrere l'intera Via Santa Lucia per salire sulla pittoresca collina, dove da secoli insiste la piccola e venerata Chiesetta dedicata alla Santa.

Un Percorso di Fede e Bellezza

Per accogliere degnamente la commossa partecipazione di tutti i fedeli, è fondamentale che l'intera comunità si mobiliti per rendere questo cammino non solo sicuro ma anche più bello e accogliente. È un segno tangibile di rispetto e amore per la Santa Patrona e per chi si reca in preghiera.

 

  • Pulizia e Decorazioni: Diamo il via a una pulizia straordinaria della strada, degli angoli e delle cunette lungo tutto il percorso che conduce al Santuario. Eliminiamo i detriti, curiamo il verde, e, perché no, abbelliamo i punti di sosta con luminarie discrete o ghirlande che richiamino la luce e il periodo pre-natalizio.

  •  Sicurezza e Sostegno: Pensiamo soprattutto agli anziani e a chi ha difficoltà. Se possibile, installiamo nuovi e robusti passamano in legno nei tratti di salita più impegnativi per assistere la faticosa ascesa, garantendo un appoggio sicuro a tutti i pellegrini. Ogni piccolo gesto di assistenza è un atto di carità.

    L'Arrivo al Santuario: Un Panorama Mozzafiato

    Il culmine del cammino è il piazzale sulla sommità della collina. Questo luogo, già sacro per la fede, è un autentico balcone naturale che regala una vista di inestimabile bellezza sulla città sottostante, offrendo un momento di contemplazione unico.

    •  Valorizzazione del Piazzale: Dobbiamo abbellire e sistemare questo spazio, punto di arrivo e di riposo. Sistemiamo le panchine, curiamo le aiuole e miglioriamo l'illuminazione in modo discreto, per permettere ai devoti di ammirare appieno il panorama notturno della città illuminata, un'ulteriore metafora della luce di Santa Lucia che si irradia.

    •  Raccoglimento e Ospitalità: L'obiettivo è creare un ambiente di serenità e raccoglimento, dove la fatica del percorso si trasforma nella gioia della meta, e la comunità cittadina offre la sua migliore accoglienza a tutti i pellegrini.

    Rendiamo omaggio a Santa Lucia con un'azione congiunta che unisce fede, cura del territorio e amore per le nostre tradizioni.

 

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