"Lo so che la mia sembra una follia, però facendo i conti ho valutato che economicamente mi conviene. Certo, mi costa tanto sacrificio, considerato che tutte le mattine, sabato compreso, prendo il treno per Milano alle cinque. Però ormai mi sono abituata e per il momento va bene così". Con uno stipendio di 1.165 euro al mese ha iniziato subito a cercare una sistemazione, scontrandosi con il caro affitti che a Milano, come testimoniano ogni giorno studenti, lavoratori, famiglie, è un problema sempre più diffuso. Per una camera singola la spesa media non va sotto i 650 euro, a cui aggiungere bollette, cibo, trasporti pubblici, con un costo della vita altrettanto caro rispetto alla sua città. "A conti fatti ho realizzato che, tra affitto, bollette e spesa, avrei consumato tutto il mio stipendio se mi fossi trasferita a vivere al Nord e molto probabilmente avrei anche dovuto chiedere alla mia famiglia di aiutarmi economicamente. Invece così, continuando a vivere a Napoli, riesco anche ad avere dei risparmi". Così si esprime  Giuseppina Giuliano, 29enne napoletana, che lunedì al sabato, ogni giorno, da settembre fa in treno  800 chilometri ogni giorno per raggiungere il posto dove lavora come operatrice scolastica in un liceo milanese, l'artistico Boccioni di piazzale Arduino. Una scelta che può sembrare folle, ma che a conti fatti - racconta - le conviene dal punto di vista economico: perché con il suo stipendio trovare anche solo una stanza in affitto a Milano vuol dire spendere più di quanto non costi un abbonamento al treno. La sveglia suona alle 4, il treno Frecciarossa da Napoli Centrale parte alle 5,09 e non si può perdere. L'arrivo a Milano è - ritardi permettendo - alle 9,24. Poi i mezzi pubblici e l'ingresso a scuola alle 10,30, dove resta fino alle 17. A quel punto una sosta al supermercato per comprare qualcosa per cena e di nuovo in treno, per il percorso inverso: treno alle 18,20 con arrivo a Napoli alle 22,53 e rientro a casa alle 23,30.

Nei primi tempi, il vino proveniva dai vigneti situati presso le zone paludose e dai colli del Lazio. Le vigne erano basse fin quasi a terra, non avevano sostegni e producevano un vino scadente. Il vino fu usato nei riti con sacrifici: in tal caso, esso non doveva essere stato prodotto da acini pigiati da piedi recanti ferite, né da viti non potate, colpite da fulmini o nei cui pressi fosse avvenuta un’impiccagione. Tutto questo era sacrilego. Roma, nella coltivazione delle viti, subì l’influenza degli Etruschi e dei Greci. Gli Etruschi coltivavano la vite già prima dell’arrivo dei Greci e, grazie alla domesticazione delle viti selvatiche tramite supporti lignei, ottenevano vini di migliore qualità. Nel periodo della colonizzazione greca, tra i secoli VIII e VI a.C., si ebbe la diffusione del culto di Dioniso, dio protettore della viticoltura, che dagli Etruschi passò ai Romani con il nome di Bacco. Questi due popoli contribuirono a creare una diversificazione delle piante e dei vitigni, con ripercussioni che si avvertono ancora oggi: alcuni vitigni sono ritenuti i diretti discendenti di quelli dell’antica Roma. Plinio censì ottanta qualità di vino, di cui due terzi prodotte in Italia. Nella prima metà del II sec. a.C., scrisse Catone nel De Agricoltura, il vigneto è ormai la coltura più diffusa. La sua gestione non è più familiare, ma altamente professionale: i vigneti sono aziende agricole efficienti e ben strutturate, che dispongono mediamente di un territorio coltivabile di 200 ettari e di molti schiavi organizzati in maniera quasi militare, costretti a lavorare all’interno di un preciso e sistematico processo produttivo. Il vino si impose come la bevanda più importante sulle tavole di ogni cittadino romano. Ma non erano soltanto gli uomini a bere; il vino mischiato con l’acqua veniva fatto bere come corroborante perfino ad alcune bestie da soma, come buoi surriscaldati e cavalli magri. I metodi di conservazione del vino si differenziavano a seconda del clima. Nelle regioni alpine si usavano contenitori di legno rinforzati con cerchiature (secondo una tecnica di origine gallica), e d’inverno lo si proteggeva dal gelo accendendo dei fuochi. Nelle regioni più miti, era conservato in enormi vasi di terracotta (dolium, doglio) trattati con pece, lavati con acqua salata, cosparsi di cenere, fatti asciugare, profumati con la mirra e interrati. Un altro metodo per conservare il vino era quello dell’affumicatura, diffusamente praticato nella città di Marsiglia. Il vino arrivava a Roma a bordo di navi speciali (vinariae), contenuto in anfore dalla capacità di circa venti litri. Le anfore venivano tappate con sugheri e sigillate con pece, argilla e gesso; il contenuto e l’annata del vino venivano identificati mediante un’iscrizione sull’anfora o su un’etichetta (pittacium). Roma aveva un porto (portus vinarius) e un mercato (forum vinarium), dedicati allo scarico e alla vendita del vino. Nella Roma antica, ciò che soprattutto interessava del vino era l’effetto euforizzante e socializzante e le presunte virtù terapeutiche. I Romani non bevevano mai vino puro, e chi lo faceva era considerato un ubriacone; esso veniva allungato con l’acqua, consentendo di berne in grande quantità. Si ricavava il vino anche da fichi, datteri, carrube, pere, mele, corniole, mirto, nespole, sorbe, more secche, pinoli. Molto spesso veniva aromatizzato con le numerose spezie e altri prodotti disponibili sul mercato: mirra, nardo, calamo, cannella, cinnamomo, zafferano, palma, asaro, alloro, miele, datteri, pepe, chiodi di garofano, zenzero, ambra, resina, muschio, susina. Molto usato era anche il finocchio, e lo fu anche con il passare dei secoli: in epoca moderna, verrà utilizzato per mascherare il sapore del vino andato a male. Da questa abitudine nasce la parola infinocchiare. Un tipo di vino molto bevuto era il mulsum, un vino dolcificato con il miele, ma talvolta anche con i fichi e i datteri. Secondo una leggenda, il primo a mescolare il miele al vino fu Aristeo in Tracia: il vino era quello di Maronea, che, secondo Omero, Ulisse offrì a Polifemo per farlo ubriacare. Si otteneva vino anche dall’uva passita, famoso era quello di Creta, e si usava anche consumare il vino sciogliendoci sopra la neve o filtrandolo in un soffice sacchetto di lino. Erano già conosciute le serre, alcune viti venivano infatti coltivate all’interno di costruzioni di vetro. Alla fine della Repubblica, i membri delle classi superiori ebbero la possibilità di gustare vini di differente provenienza e qualità e di poterne apprezzare le diverse peculiarità. Grande prestigio aveva il vino Cecubo, presto scomparso per colpa dei produttori, per le piccole dimensioni dei campi e per le espropriazioni fondiarie eseguite da Nerone, in vista della costruzione di un canale navigabile. L’imperatore Augusto preferì su tutti il vino di Sezze, prodotto all’inizio della pianura pontina a sud-ovest di Roma; mentre Marziale amava il vino spagnolo di Tarragona, da lui considerato inferiore solo ai vini campani. Un’idea per capire quali fossero i vini più pregiati dell’epoca ci viene da Cesare, che, in occasione del suo trionfo, ne offrì due greci, prodotti a Chio e Lesbo, e due italiani: il siciliano Mamertino e il campano Falerno. Il Falernum era prodotto nell’Ager Falernus, tra Caleno e Sinuessa in Campania, presso il Monte Massico. Questo è da considerare, probabilmente, il primo territorio che ha prodotto un vino a Denominazione di Origine Controllata (DOC): le anfore di Falernum, infatti, recavano scritto oltre alla data di produzione, anche il luogo di provenienza. Questo vino si distingueva dagli altri per la sua capacità di invecchiamento. Nel III sec. d.C., con la fine dell’espansione territoriale e del conseguente minor numero di prigionieri di guerra da asservire, a Roma cambia anche la produzione vinicola, che ritorna a forme meno ottimizzate; a questo si aggiunge la forte spinta moralizzatrice della tradizione cristiana, con l’affermazione di una visione più morigerata della vita e dei costumi; eppure fu paradossalmente proprio grazie alla Chiesa che la tecnologia vinicola e la viticoltura riuscirono a sopravvivere, essendo il vino elemento fondamentale per la celebrazione della messa.
Tratto dal libro Passioni e divertimenti nella Roma Antica
Plinio il Vecchio, Naturalis historia, libro XIV, 23.
Columella, De re rustica, II, 3,2 e VI, 30,1.
Plinio il Vecchio, Naturalis historia, libro XIV, 27.
Marziale Epigrammi, libro X, 36.
Plinio il Vecchio, Naturalis historia, libro XIV, 8, 19.
Omero, Odissea, IX, 450-452, 461-462
Marziale, Epigrammi, libro V, 64.
Marziale, Epigrammi, libro I, 87; VIII, 45.
Marziale Epigrammi, libro VIII, 68.
Plinio il Vecchio, Naturalis historia, libro XIV, 8.
Svetonio, Vita dei Cesari, 31, 5.
Plinio il Vecchio, Naturalis historia, libro VIII, 43.
Marziale, Epigrammi, Xenia, 118.
Plinio il Vecchio, Naturalis historia, libro XIV, 17.
Immagine tratta dal sito quattrocalici.it

E' stata una domenica da ricordare quella vissuta dal nostro Comitato Territoriale Acsi Enna , tra Regalbuto e Agira. A Regalbuto andava in scena l'ACSI WINTER CUP di calcio a 7 , ad Agira il 1° Seminario Formativo sull'alimentazione , integrazione e tecnica di allenamento. La Winter Cup si gioca nel nuovo campo di calcio a 7 di Regalbuto . A partecipare ben 7 squadre che nel corso delle prossime settimane si giocheranno i due posti per una finale. Ottima l'organizzazione affidata alle società Amèselon e Mens sana in corpore sano di Regalbuto. Ad Agira , più di 20 persone hanno partecipato al Seminario Formativo tra tecnici e praticanti hanno partecipato all'evento organizzato dalla Fitness Gym di Salvatore Alleruzzo. Da citare infine la partecipazione di Acsi Enna che con alcune squadre affiliate Acsi stanno partecipando ad alcune manifestazioni promozionali di pallavolo femminile Under 17 e Under 15. Insomma un bel mese di gennaio che impegna il nostro Ente di Promozione sportiva nel territorio. " Che dire ? Sono felice non solamente per la domenica sportiva e formativa vissuta oggi. Ringrazio fin da ora tutti i partecipanti e coloro che si sono prodigati per l'organizzazione dei due eventi.

Qui nelle palestre . E' forse esagerato affermare che negli impianti scolastici e nei palazzetti dello sport si costruiscono le giovani generazioni ? La risposta è No se ad affermarlo è colui o colei che ha deciso di dedicare parte della propria vita ad indossare un paio di scarpette , una t-shirt e pantaloncino e via di corsa all'aria aperta respirando a pieni polmoni il silenzio . O , come nel caso nostro della pallavolo, non è esagerato affermare che partecipare alla costruzione della squadra , che sia essa di volley, basket , etc , è l'occasione per non mancare ad un appuntamento, alla parola data, abituarsi al rispetto degli altri , saper perdere, voler vincere , saper migliorare cioè il proprio carattere gradino dopo gradino. Chi non è stato mai parte di una squadra prima e dirigente poi , certe cose non può capirle. Eppure lo sport o meglio quando il ragazzo o il giovane decide di iscriversi  per praticare lo sport che più gli piace, spesse volte si trova a scalare montagne di scalini per poter essere presente in orario agli allenamenti con i propri compagni. Quante volte abbiamo letto o sentito la frase " se vai male a scuola non andrai più a giocare a pallavolo" , oppure " se non vieni alle riunioni di ...... ( nei puntini aggiungete ciò che vi viene in mente) non farai la.....non verrai.....non....... Insomma tanti NO . Spesse volte a mollare lo sport sono proprio questi NO: Ho conosciuto  ragazze e ragazzi che hanno dovuto lasciare la pallavolo per questi NO. Scusate la franchezza se li chiamo ricatti ?  Quel che è peggio è il fatto che le ripetute assenze agli allenamenti della squadra costringono l'allenatore a lasciare in panchina il ragazzo , il quale paga due volte il NO. Giusto lasciarlo in panchina perchè la regola numero uno nello sport è giochi e se giochi poco non preoccuparti perchè hai le capacità per migliorare. Osservare il sorriso dei bambini quando entrano in palestra è meraviglioso. Difficilmente lo capirebbero chi non ha provato almeno una volta nella vita a praticare seriamente uno sport. Allora i ragazzi e alle ragazze dico : scegliete ! Abbiate il coraggio di farlo . Sappiate che lo sport viene subito dopo la famiglia e la scuola. E sapete perchè ? Perchè lo sport aiuta la famiglia e vi fa diventare più bravi a scuola. Abbiate il coraggio di dire NO ai ricatti. Lo sport è libertà, unione, condivisione; svolge una funzione socializzante, mette tutti sullo stesso piano senza alcuna distinzione o discriminazione. 

AgoVit 

Il nostro percorso per cercare di far conoscere le realtà scolastiche del nostro territorio , continua presentando gli altri settori che è possibile scegliere di frequentare al Citelli di Regalbuto . L’indirizzo Amministrazione Finanza e Marketing risponde ai profondi cambiamenti della realtà economico-sociale e alle mutate esigenze del mondo del lavoro. Un diplomato vanta competenze amministrative e gestionali, di finanza e di marketing, ma anche linguistiche e informatiche. È un indirizzo al contempo specialistico e generalista. Infatti, se da un lato forma addetti alla contabilità, analisti di bilancio, esperti di marketing, esperti in gestione delle risorse umane, etc. dall’altro offre una solida base per il proseguimento degli studi e per lo sviluppo delle carriere nel campo economico, bancario, commerciale, giuridico, delle lingue straniere. La scuola delle tre i (impresa, inglese, informatica), tanto esaltata nell’ultimo decennio, è realizzata, appunto, dal nuovo indirizzo ˝amministrazione, finanza e marketing˝, che il ˝Citelli” valorizza sia con la modernità delle sue strutture (laboratori di economia aziendale, di informatica, di informatica e di lingue) sia attraverso gli stage e le esperienze di scuola-lavoro, che sono diventati una ˝costante˝ degli ultimi anni. Ricordiamo i progetti di simulazione d’impresa per far acquisire ai ragazzi competenze in ambito imprenditoriale e i progetti A Scuola di Open Coesione (ASOC), quest’ultimi finalizzati a promuovere e sviluppare principi di cittadinanza attiva e consapevole, attraverso attività di ricerca e monitoraggio civico dei finanziamenti pubblici europei e nazionali. Gli studenti dell’Indirizzo Amministrazione Finanza e Marketing hanno monitorato il progetto di realizzazione del nuovo fondo di scarico della diga Pozzillo e il progetto di riqualificazione del Campo di calcio a 7 in c.da Acquamara sito nel Comune di Regalbuto. Numerosi sono i diplomati del ˝Citelli˝ che, nel tempo, hanno affrontato i vari percorsi universitari con i massimi risultati; e diventano sempre più frequenti i casi di alunni che superano agevolmente i test di ammissione ad università prestigiose, come la Bocconi di Milano: tutti segnali di una scuola fortemente impegnata nella formazione dei ragazzi. Nell’attuale economia globalizzata ed aperta alla concorrenza diventa indispensabile la capacità di ˝fare impresa˝, di cimentarsi nel marketing dinamico, di confrontarsi con tradizioni e culture diverse: insomma, tutti i percorsi che costituiscono l’ossatura del nuovo indirizzo ˝amministrazione, finanza emarketing˝.

Il Turistico: una scommessa ponderata per un futuro non lontano
Riparte con slancio − al ˝Citelli˝ di Regalbuto − l’indirizzo turistico, le cui basi furono gettate qualche anno fa. E riparte con prospettive nettamente migliorate. Infatti, la crisi economica e finanziaria degli ultimi anni, il crollo dell’economia reale e i devastanti processi di deindustrializzazione stanno Imponendo una ˝virata˝ verso la valorizzazione del turismo, in un Paese (come l’Italia) ricco di bellezze naturali, di tesori architettonici, di storia e di cultura, com’è testimoniato del resto dai ben 47 siti che l’UNESCO protegge come patrimonio dell’Umanità.

L’indirizzo turistico offre la formazione di base necessaria alle svariate figure che operano in campo turistico, sia come lavoratori dipendenti, sia come lavoratori autonomi (tour operators, agenzie di viaggio, gestori di strutture recettive, ecc.).

Le iscrizioni scuola 2023-24 sono ufficialmente aperte e per inoltrare le domande ci sarà tempo fino alle ore 20 del 30 gennaio. Le domande dovranno essere inviate esclusivamente online per tutte le classi prime delle scuole statali primarie e secondarie di primo e secondo grado. Rimangono cartacee le domande d'iscrizione alla scuola dell'infanzia. Mancano dunque pochi giorni ma già da tempo studenti e famiglie si interrogano quale scuola o Istituto scegliere dopo la terza media. Nel territorio l'Istituto tecnico Salvatore Citelli   si è sempre distinto per una didattica di prima qualità ma soprattutto nelle proposte educative tese a formare le giovani generazioni che si avvieranno al lavoro. Ne è un esempio il settore tecnologico ad indirizzo elettronico e elettrotecnico , un settore questo di primissimo ordine , nel quale  viene prestata molta attenzione sia alla formazione curriculare che a quella extracurriculare degli alunni, poiché il sapere ed il saper-fare rivestono la stessa importanza nel processo di crescita personale del tecnico elettronico.Per questo, oltre alle tradizionali discipline quali Elettronica, Telecomunicazioni, Automazione e Informatica, vengono trattati anche altri argomenti, quali la Domotica, le energie rinnovabili (Eolico e Fotovoltaico), la programmazione di PIC, PLC e Macchine a Controllo Numerico (CNC), i dispositivi Elettromedicali, i sistemi Anti-intrusione, la Robotica e la Meccatronica. Alla didattica e sperimentazione si aggiungono gli innumerevoli stage formativa  e visite guidate cui hanno partecipato gli studenti , non ultima la partecipazione alla Fiera Didatca nell'Ottobre del 2022 ,il più importante appuntamento fieristico annuale, di riferimento a livello nazionale, per il lancio di nuove proposte per la scuola del futuro, tenutosi negli spazi di Sicilia Fiera Exhibition Meeting Hub a Misterbianco (Catania).  In cooperazione con l’azienda 2 F COMPUTERS i ragazzi hanno svolto attività di P.C.T.O. Il progetto "AMBIENTI E PERSONAGGI 3D PER AMBIENTI VIRTUALI E VR CON UNREAL ENGINE"  è stato illustrato da "Case Study - Romei Game" con l'obiettivo di realizzare un videogioco ambientato all’interno della casa del famoso mercante Giovanni Romei di Ferrara che diventerà il protagonista dell’esperienza virtuale. Gli studenti hanno realizzato la sceneggiatura del gioco, le animazioni, le modellazioni e l’ acquisizione fotografica del museo. Ma il Citelli non è solamente questo perchè abbraccia sia il settore Turistico che quello Economico- Amministrativo e Marketing dalle prospettive lavorative sempre attuali. ;a non finisce qui. E' notizia , non da ora, del Premio Letteraraio Nazionale £ Favolosamente" vinto dagli studenti del Citelli sul tema della guerra. Ci sarebbe molto da raccontare sul Citelli e più in generale su tutto ciò che rappresenta l'Istituto di Istruzione Superiore " Fortunato Fedele" di Agira per i ragazzi del territorio. A volte si sceglie di continuare gli studi fuori dalle mura del territorio quando invece si può guardare alla realtà locale. I parametri cui bisogna guardare prima della scelta di un Istituto Scolastico superiore non sono tanti : qualità dell'Insegnamento , sbocco lavorativo , prosieguo negli studi universitari , facilità di raggiungere la scuola. Sono parametri importanti che rendono diversa una scuola da un altra. Ebbene il Citelli o se preferite il Fortunato Fedele è la risposta giusta ai bisogni degli studenti e delle famiglie.

Sono già ai nastri di partenza le sette squadre iscritte alla Winter Cup di calcio a 7 organizzata dal comitato territoriale Acsi Enna . Domenica 15 gennaio dunque si svolgeranno al Comunale dell'Acquamara le prime gare della fase eliminatoria, alla fine della quale saranno solamente 4 i team che giocheranno per due posti in finale. Ed ecco i nomi delle squadre : Tiger ; Oronzo Canà Team , Farfalle, Gli Ultimi , Sarsenal , Real Tonic e Pescara Manzia. " Desidero ringraziare il Comune di Regalbuto per il patrocinio del torneo e soprattutto le squadre partecipanti, A scendere in campo durante le partite saranno quasi un centinaio di tesserati ACSI , segno del successo che questo sport ha già tra i giovani e meno giovani di Regalbuto. "

Salvatore Colasberna, presidente di una piccola impresa edilizia chiamata Santa Fara, viene ucciso nella piazza Garibaldi, mentre sale sull'autobus per Palermo. All'arrivo dei carabinieri, i passeggeri si allontanano alla chetichella, l'autobus resta vuoto e rimangono soltanto l'autista e il bigliettaio, che comunque di fronte alla divisa non riconoscono il morto e non si ricordano chi fossero i passeggeri. Il venditore di panelle, rimasto a terra al momento del delitto, è scomparso. Un carabiniere lo trova all'ingresso della scuola elementare, dove come al solito vende i suoi prodotti, e lo accompagna dal maresciallo Arturo Ferlisi. Ma neanche lui sa nulla e, anzi, dice di non essersi nemmeno accorto dello sparo. Dopo due ore di interrogatorio il panellaro ricorda che, all'angolo tra via Cavour e piazza Garibaldi, verso le sei, ha sentito due spari provenire da un sacco di carbone situato vicino al cantone della chiesa. Le indagini vengono affidate al capitano Bellodi, ex partigiano, destinato a diventare avvocato, ma rimasto in servizio nell'Arma in nome di alti ideali, non condividendo, peraltro, il clima di omertà che caratterizza la Sicilia e i suoi abitanti. 

Al Cine teatro Urania sabato 14 gennaio alle ore 21 Salvo e Eduardo Saitta presentano uno dei classici della letteratura contemporanea , con la regia di Antonello Capodici e la partecipazione  di Francesca Ferro. Il giorno della civetta è un romanzo dello scrittore italiano  Leonardo Sciascia, che finì di scrivere nel 1960 ma che la casa editrice Einaudi pubblicò nel 1961. L’opera merita un’attenzione particolare perché mette insieme sia le questioni di sfondo politico sia la polemica contro il mondo che sfocia in un forte pessimismo, mai negativo ma analitico. La rassegna teatrale di Regalbuto , dopo la pausa natalizia , ritorna e  propone al pubblico regalbutese  un testo teatrale che racconta purtroppo una realtà ancora attuale in Sicilia. Il romanzo di Sciascia si conclude con un messaggio di speranza riferito agli uomini e donne che hanno combattuto la mafia contrastandola in ogni parte e in ogni luogo. Nelle ultime pagine del libro il capitano Bellodi, nonostante la delusione, esprime la volontà di tornare in Sicilia e continuare a combattere contro i mali di quella terra. 

 

(ITALPRESS) – L’aeroporto di Catania ha superato oggi i dieci milioni di passeggeri transitati nello scalo durante il 2022, eguagliando in questo modo il dato del 2019, ultimo anno di normalità prima dell’emergenza Covid. Il risultato è stato festeggiato con un evento che ha riunito nello scalo catanese i vertici dell’aviazione commerciale italiana e della politica siciliana, insieme ai passeggeri, alle compagnie aeree, agli operatori aeroportuali, agli enti di Stato e al management della società di gestione Sac.
Erano presenti la presidente e l’amministratore delegato di Sac, Giovanna Candura e Nico Torrisi, insieme ai componenti del CdA, il vicepresidente Marco Romano e le consigliere Carola Parano e Maria Elena Scuderi, il Presidente e il Direttore Generale di Enac, Pierluigi Di Palma e Alessio Quaranta, l’Amministratore delegato di ITA Airways Fabio Lazzerini, oltre al Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Galvagno e al Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.
Nell’area antistante i banchi check-in della compagnia ITA Airways è stato premiato il diecimilionesimo passeggero del 2022: la signora Isabella, residente a Rosolini, che ha ricevuto un biglietto omaggio dall’amministratore delegato della compagnia aerea, Fabio Lazzerini, dalla presidente della Sac, Giovanna Candura e dall’amministratore delegato Nico Torrisi. Nel frattempo, l’artista Totò Calì realizzava un simbolico ritratto del fortunato viaggiatore che verrà esposto nello scalo a ricordo dell’evento.
“E’ un risultato non scontato, che premia il grande lavoro svolto in questi anni così difficili durante i quali il comparto dell’aviazione commerciale è stato sicuramente tra i più colpiti. Tre anni di pandemia e di restrizioni sui viaggi, soprattutto internazionali, che ora sono fortunatamente alle nostre spalle, hanno messo a dura prova le capacità di resilienza degli scali. Ma noi tutti abbiamo dimostrato di saper fronteggiare difficoltà enormi senza mai perdere di vista i nostri obiettivi: quelli di consentire ai passeggeri di volare in tutta sicurezza e serenità, garantendo e migliorando i servizi aeroportuali e facendo la nostra parte sia per assicurare ai siciliani la mobilità -oltre che verso tutte le destinazioni nazionali, anche su Europa, Africa e Medio Oriente- sia per favorire la crescita turistica della nostra Regione, che i dati confermano essere sempre più attrattiva”, hanno commentato Giovanna Candura e Nico Torrisi, aggiungendo: “La qualifica di ‘Hub del Mediterraneò che Enac ci ha destinato non è altro che uno sprone per fare sempre meglio per consolidare il nostro ruolo di scalo strategico per tutto il bacino del Mediterraneo, oltre che per le mete europee già servite da anni e che stiamo ulteriormente incrementando. I nostri ringraziamenti vanno ai passeggeri, alle compagnie aeree, ai dipendenti e collaboratori aeroportuali, alle società di handling, agli enti di Stato e alle forze dell’ordine”.
“Aver raggiunto oggi i 10 milioni di passeggeri significa aver superato il periodo legato alla pandemia, e questo testimonia quanto il sistema aeroportuale nazionale sappia riprendersi velocemente anche da eventi inaspettati e altamente impattanti. Ringraziamo la SAC e il presidente della Regione per aver anche dato un segnale forte rispetto alle esigenze dei siciliani e al diritto alla mobilità, un principio che va difeso strenuamente e che solo il collegamento aereo può garantire in maniera efficace e continuativa”, hanno dichiarato Pierluigi Di Palma e Alessio Quaranta, rispettivamente Presidente e Direttore generale Enac.
“Il traguardo raggiunto oggi è motivo di orgoglio: l’aeroporto di Catania è uno degli scali più importanti d’Italia e di questo siamo molto soddisfatti. E’ nostra responsabilità lavorare ancora più intensamente per consentire, in sinergia con il governo nazionale, di aumentare il numero di voli in modo da permettere ai siciliani di spostarsi a prezzi contenuti e ai turisti di raggiungere la nostra Isola più agevolmente”, ha dichiarato Gaetano Galvagno, Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana.
“L’aeroporto di Catania ha superato la pandemia, tornando ai livelli di crescita del 2019. Un dato che ci consente di guardare al futuro con rinnovato ottimismo. La Regione ha già fatto la sua parte sulle infrastrutture, prima spingendo per la realizzazione della stazione ‘Fontanarossà e di recente dando il via libera al progetto per l’interramento della ferrovia che consentirà di allungare la pista. Il ‘Vincenzo Bellinì, insieme con l’aeroporto di Comiso, può essere a pieno titolo un Hub del Mediterraneo, facendo da volano all’economia di tutta la Sicilia orientale. Presto ci sarà da affrontare la sfida della privatizzazione e il governo regionale continuerà a sostenere lo sviluppo del sistema aeroportuale nell’interesse di tutti i cittadini, con grande attenzione ai servizi, all’efficienza e alla concorrenza tra i vettori. I siciliani hanno il diritto di volare senza essere costretti a pagare cifre esorbitanti. Una scandalosa vicenda su cui la nostra denuncia all’Antitrust ha trovato ascolto”, ha sottolineato Renato Schifani, Presidente della Regione Siciliana.
Nel dettaglio, l’Aeroporto di Catania nel 2022 vedrà transitare, al 31 dicembre 2022, 10.079.895 passeggeri, contro i 10.223,113 del 2019 (-1,40%). I movimenti si attesteranno a 72.450, contro contro 75.070 (-3,49%).
Le prime tre rotte nazionali sono Roma FCO con 1.549.053 passeggeri (-15%), Milano Malpensa con 1.256.873 (-0,7%) e Bologna con 582.909 (+46%). Le prime tre rotte internazionali sono Malta con 251.211 passeggeri (-18,9%); London Gatwick con 199.500 (-1,9%) e Vienna con 156.800 (+36,5%).
Il giorno più trafficato dell’anno è stato domenica 18 settembre 2022, con 43.153 passeggeri in transito nel nostro scalo, mentre il giorno meno trafficato dell’anno è stato martedì 18 marzo 2022, con 7.676 passeggeri.
Il numero delle destinazioni nazionali è cresciuto da 22 del 2019 alle 27 del 2022: si sono aggiunte infatti Parma, Bolzano, Alghero e Forlì. In diminuzione invece gli scali internazionali serviti: sono 105 contro i 120 del 2019.
Si sono aggiunte rotte importanti come Leeds, Manchester, Memmingen, Cluj, Abu Dhabi e Dortmund, ma pesa ovviamente l’assenza del mercato russo, che con Mosca Domodedovo, Vnukovo e San Pietroburgo rappresentavano nel 2019 circa 75.000 passeggeri che transitavano nel nostro scalo.
Inoltre, sono assenti gli scali di Kiev (con 13.794 passeggeri) e Minsk, e non è mai partita la destinazione – annunciata e molto attesa – di Lviv, conseguenze di una situazione geopolitica critica, che ha di fatto imposto l’interruzione di numerosi collegamenti.
foto ufficio stampa Sac

C'è il fondato rischio  che oltre cento istituti scolastici siciliani , per effetto della nuova norma voluta dal Governo Nazionale ,che alza il numero minimo di iscritti da 600 a 900 alunni vengano cancellati dalla mappa degli istituti scolastici.  A questo proposito  un’interrogazione urgente a risposta scritta presentata al Presidente della Regione e all’Assessore all’Istruzione per chiedere di aprire un tavolo di concertazione con il Governo Nazionale e stoppare così la norma prevista nella manovra del governo nazionale, che scongiuri il rischio  di far chiudere dal 2024 circa 100 istituzioni scolastiche solo in Sicilia, è stata  presentata dai parlamentari Dc onorevoli Ignazio Abbate e Carmelo Pace a seguito di questo rischio concreto che andrà a penalizzare ulteriormente il sistema scolastico siciliano.
" Dobbiamo assolutamente scongiurare - scrivono i due parlamentari - la scomparsa di oltre cento istituti scolastici siciliani che verrebbero cancellati dall'applicazione della nuova norma voluta dal Governo Nazionale che alza il numero minimo di iscritti da 600 a 900.
Assoggettarci a tale imposizione significherebbe condannare a fine certa istituti storici che sono stati da sempre a servizio delle comunità. In particolar modo nei centri storici  e nelle aree periferiche e rurali, dove lo spopolamento si avverte con maggiore evidenza. Qui si sente anche l'esigenza di tenere a 10 alunni il numero minimo per far partire le prime classi di ogni ciclo di studi. " “Saranno penalizzati soprattutto quei territori che si trovano in condizioni oggettivamente critiche come le aree interne, quartieri a rischio, centri storici – dichiara l’onorevole Abbate – ed inoltre ciò comporterebbe non solo la perdita di numerosi posti di lavoro, ma l’eliminazione in alcuni contesti territoriali di un presidio fondamentale garantito dalla Costituzione, come la scuola”.